Vitulazio è un piccolo comune della provincia di Caserta che sorge a poca distanza da Capua e dal fiume Volturno. Antico vicus romano è stato poi nel tempo villaggio satellite della già citata Capua. Il nome Vitulazio molto probabilmente deriva da Vitula, dea romana della Gioia.
Attaccato al comune di Vitulazio in un susseguirsi unico di abitazioni, si sviluppa la Città di Bellona il cui nome deriva dalla dea romana della Guerra.
Nei decenni scorsi quando i pizzaioli bellonesi, insieme a tanti altri provenienti da tutte le parti dell’Italia meridionale,  emigrarono in America impararono a prepare una pizza dalle dimensioni maggiorate, una maxi pizza che venne poi denominata Pizza all’Americana.
Molto spesso, dopo aver fatto fortuna negli Stati Uniti, i Maestri Pizzaioli rientravano in Italia ed impiantavano nelle terre d’origine nuove e fiorenti pizzerie. E’ così che a Belllona si è diffusa ed affermata la tradizione della cosiddetta Pizza Bellonese.
Le caratteristiche della Pizza Bellonese sono la sua maggiore croccantezza rispetto a quella classica napoletana ed i tempi stessi di lievitazione  che sono di circa sei ore nella pizza napoletana, mentre in quella bellonese questi stessi tempi sono compresi tra le ventiquattro e le quarantotto ore. Inoltre anche i tempi di cottura sono differenti nei due prodotti citati: in quella bellonese la temperatura di cottura raggiunge i trecentocinquanta gradi centigradi mentre in quella napoletana la cottura è portata fino ai quattrocentocinquanta gradi centigradi. Queste differenze rendono la Pizza Bellonese unica e le assicurano un gusto immediatamente identificabile al palato ed una più facile  e completa digeribilità.
Nella cucina locale vivono gli stessi prodotti e i piatti tipici della più vasta arte culinaria casertana.
Un dolce tipico originario del vicino comune di Camigliano, estremamente diffuso nei paesi limitrofi, soprattutto a Pignataro Maggiore, Vitulazio, Bellona, Sparanise, Calvi Risorta e Pastorano,  è la famosissima “Pizza Figliata”.  Si tratta di un dolce, preparato prevalentemente nel periodo natalizio, che presenta una tipica forma cilindrica ripiegata su se stessa a spirale, così generando un caratteristico aspetto complessivo di una grossa ciambella.
Presenta un colore biondo ambrato, con una sfoglia sottile di pasta farcita con  noci pestate, miele e zucchero ed in alcune varianti con frutti canditi e scaglie di cioccolato. Si tratta di un dolce che riconosce le sue origini in tempi remotissimi e che è simile ad analoghi dolci della tradizione ebraica diffusi in alcune aree della cucina Toscana.
La presenza del miele assicura lunga conservabilità al prodotto nel tempo, e mantiene inalterate e specifiche le caratteristiche organolettiche del dolce stesso.
La ricetta originaria è custodita nell’ambito di poche famiglie e viene tramandata di generazione in generazione con un procedere rituale.
La farina viene impastata con le uova, l’olio d’oliva, lo zucchero ed il vino bianco e viene lavorata a mano, e successivamente viene fatta riposare per circa mezz’ora. Il risultato della lavorazione è una sfoglia di pasta sottile che viene stesa su un ripiano di legno e aggiustata a formare una grossa ellissi con l’utilizzo di un matterello e viene poi farcita con i prodotti già ricordati.
Nei tempi attuali la cottura avviene in una teglia unta con olio d’oliva e successivamente infornata: in tempi più antichi invece veniva realizzata in recipienti contenenti abbondanti quantità di olio bollente.
Altri prodotti della tradizione dolciaria locale sono la pastiera che viene preparata nel periodo pasquale, il sanguinaccio che viene prodotto nelle occasioni delle festività natalizie e le zeppole che, cotte al forno o fritte nell’olio, vengono realizzate nell’occasione della ricorrenza di San Giuseppe.

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