Gran parte degli scrittori dell’antichità nelle loro opere elogiarono la qualità e il pregio del vinum Falernum: tra essi Cicerone, Macrobio, Varrone, Diodoro Siculo, Virgilio, Orazio, Dionigi d’Alicarnasso, Tito Livio, Vitruvio, Tibullo, Ovidio, Plinio il Vecchio, Marziale, Silio Italico, Stazio. Prova della fama raggiunta da questo vino ne era anche il costo elevatissimo. Infatti in una scritta ritrovata a Pompei si può leggere: «Edone fa sapere: qui si beve per 1 asse; se ne paghi 2, berrai un vino migliore; con 4, avrai vino Falerno».
Del vino falerno si distinguevano ben tre varietà: vi era il più rinomato Faustianum, prodotto sulla media collina nei territori corrispondenti ai rilievi degli attuali comuni di Falciano del Massico e Casanova di Carinola; vi era poi il Caucinum, prodotto nell’alta collina, e i cui vigneti si estendevano sui terreni dell’odierno comune di Casale di Carinola; in ultimo vi era il vino ottenuto in pianura e che aveva l’appellativo generico di Falerno.
Al giorno d’oggi risulta sorprendente la continuità e la vocazione dell’Ager Falernus, che attraverso vitigni e nomi ormai trasformati, riesce a generare ancora un prodotto enologico di altissimo livello. Sotto la denominazione di Falerno del Massico, nel 1989 è stata istituita una zona di produzione di un vino DOC che si richiama proprio alla tradizione e al nome del Falerno antico. Nel 2010 inoltre è stata costituita la Confraternita del Falerno, un’associazione nata con lo scopo di promuovere e valorizzare del Falerno del Massico DOC.

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